WASHINGTON DC, 23 Ottobre 2025 — L’amministrazione del Presidente Donald Trump ha messo a segno oggi la sua mossa più aggressiva contro l’economia russa dall’inizio del conflitto in Ucraina, imponendo “sanzioni massicce” sui due giganti petroliferi del Paese: Rosneft e Lukoil. La decisione, definita dal Tesoro USA un tentativo di “strozzare la macchina bellica del Cremlino” , ha avuto un effetto immediato sui mercati globali, innescando un aggressivo rally dei prezzi del greggio.

La Svolta della “Pazienza Calante”
La misura è stata annunciata dal Segretario al Tesoro Scott Bessent ed è la conseguenza diretta della crescente frustrazione di Washington. Arriva poche ore dopo nuovi attacchi russi in Ucraina e fa seguito alla cancellazione, da parte di Trump, di un incontro programmato con Vladimir Putin a Budapest.
“Ho cancellato l’incontro con Putin, non saremmo arrivati dove volevo arrivare” , ha spiegato Trump, chiarendo che le sanzioni sono necessarie per fare pressione sul leader russo affinché ponga fine alla “guerra insensata”.
Le aziende colpite, Rosneft e Lukoil, non sono obiettivi simbolici, ma i pilastri del flusso di cassa di Mosca. Insieme, sono responsabili di circa il 50% delle esportazioni totali di greggio russo , un volume stimato in 1,8 milioni di barili al giorno. Il Tesoro ha designato non solo le capogruppo, ma decine di loro sussidiarie operative, bloccandole in base all’Executive Order 14024.
L’Ultimatum del 21 Novembre
Il vero elemento coercitivo di queste sanzioni è la minaccia di sanzioni secondarie e la tempistica stretta imposta dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC). Le entità internazionali hanno tempo fino al 21 novembre per completare la chiusura di tutte le transazioni esistenti con le compagnie sanzionate.
Questo deadline costringe le banche e i commercianti di tutto il mondo a interrompere immediatamente i pagamenti, pena il rischio di essere esclusi dal cruciale sistema finanziario in dollari. Questo meccanismo sposta l’onere dell’applicazione sui sistemi bancari globali.
L’Arma a Doppio Taglio del Mercato
L’annuncio ha provocato un’immediata tempesta sui mercati, riflettendo il timore di una significativa riduzione dell’offerta.
I prezzi del petrolio sono balzati:
Il future del Brent, il benchmark internazionale, è volato oltre i 65 dollari al barile, registrando un rialzo superiore al 3,5%.
Il WTI (West Texas Intermediate) ha seguito l’andamento, scambiando sopra i 60 dollari con un aumento del 3,68%.
Questo rally evidenzia il rischio intrinseco dell’azione statunitense: molti osservatori considerano le sanzioni energetiche come un’”arma a doppio taglio”, potenzialmente più dannosa per chi le impone. L’aumento dei prezzi del greggio alimenta infatti l’inflazione e aumenta i costi energetici per i consumatori occidentali, in un momento di fragilità economica. L’amministrazione Trump sta, di fatto, accettando un costo economico interno come trade-off per massimizzare la pressione strategica su Mosca.
La Geopolitica del Greggio: India e Cina
Il successo a lungo termine di questa stretta dipende dalla reazione dei maggiori acquirenti di greggio russo in Asia, in particolare India e Cina.
L’India, pur essendo un partner chiave degli Stati Uniti, è un acquirente massiccio di petrolio russo scontato, ma le sue raffinerie statali sono già al lavoro per rivedere i documenti commerciali per rispettare la scadenza di novembre. Questa cautela è dovuta alla sensibilità di Nuova Delhi al rischio di sanzioni secondarie americane.
Se l’India dovesse ritirarsi o ridurre drasticamente gli acquisti, è quasi certo che quei volumi verrebbero assorbiti dalla Cina. Pechino, con una maggiore autonomia finanziaria, otterrebbe un potere negoziale superiore sul greggio scontato, fornendo di fatto una “ancora di salvezza” strategica a Mosca e accelerando l’allontanamento economico della Russia dall’orbita occidentale. Le sanzioni di Trump sono un colpo potente al Cremlino, ma il campo di battaglia finale si sposta ora sul trade finance e sulla fedeltà dei mercati asiatici.