Le tensioni geopolitiche sui minerali critici hanno raggiunto un nuovo picco con la rivelazione di un marcato calo nelle spedizioni cinesi di magneti in terre rare verso gli Stati Uniti. Secondo i dati dell’Amministrazione generale delle dogane cinese, le esportazioni dirette negli USA sono crollate del 28,7% a settembre rispetto al mese precedente, toccando il secondo declino mensile consecutivo e scendendo di quasi il 30% rispetto all’anno precedente.  

Questo non è un semplice rallentamento del mercato, ma un chiaro segnale di come Pechino stia utilizzando la sua schiacciante dominanza – controlla oltre il 90% della produzione globale di magneti permanenti – come una “carta vincente” geopolitica.

L’Attrito Burocratico come Arma

Il calo di settembre è significativo perché è avvenuto prima che la Cina annunciasse le sue restrizioni formali più severe. La contrazione è stata innescata da un aumento dell’attrito burocratico e da un controllo più rigoroso sulle domande di licenza di esportazione. Questa tattica permette a Pechino di infliggere interruzioni immediate alle catene di approvvigionamento senza ricorrere immediatamente a un embargo totale, mantenendo una leva flessibile nei negoziati.  

La minaccia, tuttavia, è diventata formale: la Cina ha recentemente implementato un nuovo regime di controllo che riflette la Foreign Direct Product Rule (FDPR) statunitense. Sotto queste regole, le aziende di qualsiasi Paese devono ora ottenere l’approvazione cinese per esportare magneti che contengano anche solo lo 0,1% di terre rare pesanti di origine cinese. Questa mossa è percepita come una ritorsione diretta contro le restrizioni statunitensi sui semiconduttori, trasformando la guerra commerciale in un conflitto normativo globale.

La Vulnerabilità Occidentale

Questi magneti sono componenti insostituibili per i settori strategici. Sono vitali per i sistemi di guida missilistica e i radar , e sono essenziali per i motori dei Veicoli Elettrici (EV) e i generatori eolici, dove il loro contenuto incide per circa il 15-20% dei costi totali del motore. Le precedenti restrizioni cinesi all’inizio del 2025 avevano già causato interruzioni, evidenziando l’acuta dipendenza dell’Occidente.  

La risposta americana è stata aggressiva, con la Casa Bianca che ha minacciato dazi generalizzati del 100% sui beni cinesi. Sul fronte della catena di approvvigionamento, gli Stati Uniti hanno fissato l’obiettivo di garantire una filiera completa “dalla miniera al magnete” entro il 2027. Questo si traduce in massicci investimenti, come l’accordo sui minerali da 8,5 miliardi di dollari con l’Australia , e il sostegno finanziario a progetti come l’impianto di USA Rare Earth in Oklahoma, che prevede l’avvio della produzione commerciale di magneti nella prima metà del 2026.

La Strategia Europea: Riciclo e Circolarità

L’Unione Europea, che dipende al 100% dalla Cina per le terre rare utilizzate nei magneti permanenti , ha reagito con il Critical Raw Materials Act (CRMA). La legge stabilisce obiettivi di resilienza per il 2030, mirando a coprire il 10% del consumo interno tramite l’estrazione e il 25% attraverso il riciclo.  

Questa enfasi sul riciclo è strategica: mentre lo sviluppo di nuove miniere e lavorazioni richiede anni, il riciclo offre una soluzione più rapida nel breve termine. L’Italia, in particolare, è in prima linea, essendosi assicurata quattro dei dieci progetti europei di riciclo strategico riconosciuti dal CRMA, tra cui un impianto pilota per il trattamento di magneti permanenti a Ceccano.  

In conclusione, la contrazione delle esportazioni è un segnale che il decoupling è in piena fase operativa. Sebbene l’Occidente stia reagendo con investimenti massicci, la volatilità e i premi di rischio sui prezzi (il Neodimio resta oltre il 31% più caro rispetto a un anno fa ) sono destinati a persistere, creando pressione sui produttori e richiedendo una strategia di diversificazione sostenuta e coordinata a livello globale.