Tel Aviv, 13 Ottobre 2025 — Un boato di giubilo ha squarciato il silenzio di Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv, mentre l’esercito israeliano (IDF) confermava la notizia che il Paese attendeva da due anni: tutti e venti gli ostaggi israeliani ancora in vita, rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023, sono stati rilasciati. L’annuncio segna l’attuazione della prima fase del piano di pace mediato dagli Stati Uniti, che ha portato a un cessate il fuoco e all’inizio di un difficile percorso di riconciliazione nella Striscia di Gaza.  

La liberazione, avvenuta nel corso della mattinata, si è svolta in due fasi distinte. I primi sette prigionieri, tra cui Gali e Ziv Berman, Matan Angrest, e Alon Ohel, sono stati consegnati alla Croce Rossa e, successivamente, all’IDF. Poco dopo, anche il gruppo restante di 13 ostaggi è stato trasferito alla Croce Rossa e poi in territorio israeliano. Le persone liberate sono state immediatamente trasportate in centri di accoglienza per le prime cure mediche e per il ricongiungimento con i familiari.  

In parallelo a questo rilascio, come previsto dall’accordo, Israele ha avviato la scarcerazione di quasi 2.000 detenuti palestinesi, la maggior parte dei quali arrestati dopo l’attacco del 7 ottobre 2023.

Trump: “La guerra è finita”

L’evento ha avuto come catalizzatore e protagonista diplomatico il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, atterrato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv proprio in concomitanza con la fase cruciale dello scambio. A bordo dell’Air Force One, mentre era diretto in Israele per incontrare il premier Benjamin Netanyahu e per un successivo vertice di pace in Egitto , Trump ha dichiarato con enfasi ai giornalisti: “La guerra è finita a Gaza”.  

Il Presidente ha espresso il suo ottimismo sul fatto che il cessate il fuoco reggerà, sottolineando che l’accordo rappresenta un potenziale “più grande successo diplomatico come presidente finora”. Accolto con una folla festante a Tel Aviv e una gigantesca scritta “Grazie Trump” sulla spiaggia , il leader americano ha poi raggiunto la Knesset, il parlamento israeliano, dove terrà un discorso.  

Il piano di pace, elaborato dall’amministrazione Trump, non si concentra solo sullo scambio di prigionieri e sul cessate il fuoco, ma delinea anche la futura governance di Gaza attraverso la creazione di un “Board of Peace” (Comitato per la Pace), che sarà presieduto dallo stesso Trump. Sebbene Trump abbia espresso fiducia nel fatto che Hamas “non voglia deluderlo” e si disarmi, la questione del disarmo del gruppo islamista e la gestione del territorio restano i punti più complessi e irrisolti dell’intesa.

La reazione internazionale e le incognite

L’accordo è stato salutato con soddisfazione dalla comunità internazionale. Il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha ringraziato il Presidente Trump, definendo l’intesa una “straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro delle forze israeliane su linee concordate”. Anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha espresso la sua gioia, definendo il ritorno degli ostaggi un “momento di pura gioia… e un momento di sollievo per il mondo intero”.  

In un gesto di alto valore simbolico, le famiglie degli ostaggi hanno inviato una lettera al Comitato Nobel, chiedendo che il Premio Nobel per la Pace venga assegnato a Donald Trump per il suo ruolo nel mediare il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri.  

Nonostante il successo della liberazione, l’attenzione si sposta ora sul vertice di pace che il Presidente Trump co-presiederà con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a Sharm el-Sheikh, a cui parteciperanno i leader di circa venti Paesi. La tregua e lo scambio di prigionieri hanno portato un momento di speranza e sollievo, ma gli ostacoli per una pace duratura rimangono immensi, in particolare riguardo al destino politico di Hamas e alla ricostruzione di una Striscia di Gaza martoriata da due anni di conflitto.