Bruxelles, 8 Ottobre 2025 – La Commissione Europea è pronta a sferrare un duro colpo contro il dumping globale di acciaio a basso costo, proponendo di raddoppiare l’aliquota tariffaria di salvaguardia dal 25% al 50% sulle importazioni che superano le quote stabilite. La misura, attesa per la presentazione formale entro la prossima settimana, rappresenta una svolta epocale nella politica industriale del blocco, segnando un netto allineamento con la linea protezionistica già adottata dagli Stati Uniti.  

L’obiettivo primario di questa stretta, apertamente definita una “mossa anti Cina” , è duplice: frenare l’afflusso massiccio di acciaio sovvenzionato, e proteggere l’industria siderurgica europea, che sta lottando per la sopravvivenza e per finanziare la costosa transizione verso l’acciaio verde.

Dazi Permanenti e Scudi Anti-Elusione

Attualmente, l’Unione Europea applica un dazio del 25% una volta che le importazioni superano una soglia specifica, nell’ambito di un meccanismo temporaneo in scadenza a giugno 2026. La proposta del 50% mira a sostituire queste norme provvisorie con un sistema permanente, con revisioni stabilite solo a partire dal 2031.  

Questo salto quantico tariffario è accompagnato da misure tecniche più stringenti. La Commissione intende imporre quote specifiche per paese, un meccanismo cruciale per prevenire la diversione commerciale – ovvero l’acciaio respinto dal mercato americano che si riversa in Europa – una dinamica che ha già portato a crolli dei prezzi fino all’88% in alcune categorie.

Reazioni Polarizzate e Rischio di Ritorsioni

Il mondo industriale europeo ha risposto con sostegno quasi unanime. Produttori e sindacati accolgono con favore l’iniziativa, definendola una scelta “rapida e forte per fermare la distruzione di capacità in Europa”.  

Tuttavia, il clima non è di totale ottimismo. L’elevato dazio solleva timori sulle filiere a valle (automotive, meccanica). Gli utilizzatori di acciaio temono un “effetto domino” che potrebbe aumentare i costi di produzione interni e ridurre la competitività globale dei prodotti finiti europei.  

Inoltre, la mossa espone l’UE al rischio di ritorsioni commerciali da parte dei paesi target, rendendo cruciali i negoziati che Bruxelles intende avviare con i partner internazionali. L’Europa, pur difendendosi, è intenzionata a spingere i propri standard, cercando di risolvere i nodi aperti anche con gli USA sui “criteri green” per premiare chi investe nella decarbonizzazione.  

La tariffa del 50% non è solo una barriera economica, ma un chiaro segnale che l’UE sta compiendo una scelta strategica definitiva: tutelare la propria base industriale pesante, garantendo la resilienza e la sicurezza economica a lungo termine.