L’intesa, definita da Trump “un giorno speciale”, è condizionata a negoziati futuri. Netanyahu, inizialmente sorpreso, dà il via libera alla prima fase. L’IDF ordina la sospensione degli attacchi.

L’Accettazione Condizionata
4 Ottobre 2025. Una svolta diplomatica di portata storica ha scosso il Medio Oriente. Hamas ha annunciato ufficialmente la sua accettazione del piano di pace in 20 punti proposto dal Presidente statunitense Donald Trump per Gaza, impegnandosi a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti. Il piano prevede che la liberazione completa avvenga entro 48 ore dall’inizio delle operazioni.
L’annuncio ha scatenato reazioni immediate: l’IDF ha ricevuto l’ordine di sospendere temporaneamente gli attacchi in tutta la Striscia di Gaza a partire da questa mattina. A Gaza City, le truppe israeliane ridurranno al minimo le operazioni militari, concentrandosi solo sulla difesa, per favorire la concretizzazione della prima fase dell’accordo.
Tuttavia, il “sì” di Hamas non è incondizionato. La fazione ha immediatamente richiesto “ulteriori discussioni e negoziati” sulla proposta , un chiaro segnale che l’organizzazione mira a sfruttare la pausa ottenuta per rinegoziare la propria sopravvivenza politica. In particolare, Hamas ha esplicitamente chiesto di conservare un “futuro ruolo nella Striscia di Gaza” , in contrapposizione diretta con la demilitarizzazione richiesta dal piano.
La Leva di Trump e la Pausa di Netanyahu
Secondo le ricostruzioni, l’apertura è stata il risultato di una forte pressione di Washington, culminata in un ultimatum imposto da Trump alla leadership di Hamas, minacciando altrimenti la distruzione totale delle fazioni armate. Il Presidente americano, che aveva definito l’intesa “un giorno speciale”, ha esortato Israele a fermare immediatamente i bombardamenti per consentire il rilascio in sicurezza degli ostaggi.
Nonostante fonti di governo israeliane abbiano indicato che il premier Benjamin Netanyahu fosse inizialmente “sorpreso dalla mossa americana”, il suo ufficio ha confermato nella notte la “luce verde” all’attuazione della prima fase del piano. L’acquiescenza di Israele dimostra che la priorità strategica del rilascio degli ostaggi ha prevalso sugli obiettivi militari massimalisti, confermando la centralità della leadership americana nel dettare i tempi e le condizioni della fine del conflitto.
Il Futuro Controverso della Governance
La battaglia si sposta ora dal campo militare a quello della governance. Il piano USA prevede un modello di transizione per Gaza guidato da un organismo internazionale, il “Board of Peace,” con l’ex primo ministro britannico Tony Blair nominato “governatore ad interim”. L’Autorità, supportata da una forza internazionale a guida araba e composta da tecnocrati palestinesi, esclude le fazioni armate come Hamas.
Il successo del piano dipende da un percorso condizionale verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese, legato al rispetto di standard di riforma e ricostruzione. L’accettazione di Hamas è vista come una manovra tattica per guadagnare tempo e contestare proprio i dettagli di questa architettura, ritenuta da alcuni analisti come un modello di “gestione neocoloniale”.
A livello internazionale, l’accordo ha generato unanime approvazione. Leader europei come Macron e Meloni hanno lodato gli sforzi di Trump, vedendo nell’intesa un passo decisivo verso la soluzione a due Stati. Il rilascio degli ostaggi è la chiave che aprirà i negoziati più complessi sulla demilitarizzazione e il futuro politico della regione.