L’Intelligenza Artificiale (IA) è entrata prepotentemente nelle aule, ma il suo impatto solleva un paradosso critico: l’alta adozione non è accompagnata da un’adeguata competenza critica. Lo rivela lo studio “Teaching the AI-Native Generation” condotto dalla Oxford University Press (OUP) su 2.000 studenti britannici.

Secondo l’indagine OUP, l’80% degli studenti tra i 13 e i 18 anni utilizza regolarmente strumenti di IA generativa, come ChatGPT, per il lavoro scolastico e i compiti a casa. L’IA non è più un accessorio, ma uno strumento operativo quotidiano.

Il Paradosso della Fiducia

Nonostante l’utilizzo massiccio, la fiducia degli studenti nella propria capacità di giudizio è allarmante. Soltanto il 47% si sente sicuro di poter identificare correttamente le informazioni generate dall’IA che siano affidabili e veritiere.  

Questo significa che più della metà degli adolescenti (il 53%) è a rischio di accettare passivamente errori o le cosiddette “allucinazioni” dell’IA come fatti accertati. In dettaglio, il 32% ha ammesso di non essere in grado di determinare l’accuratezza del contenuto, mentre un altro 21% si è dichiarato incerto.

Il Timore dell’Erosione Cognitiva

Il problema non è solo la misinformazione, ma la percezione di un deterioramento delle proprie abilità. Il 62% degli studenti teme che l’uso dell’IA stia avendo un impatto negativo sulle proprie capacità di studio e sul loro sviluppo cognitivo generale.  

Un quarto degli intervistati (25%) ha ammesso che l’IA “rende troppo facile trovare le risposte senza fare il lavoro da solo”. Un ulteriore 12% ha espresso la convinzione che la tecnologia limiti il pensiero creativo.  

Tuttavia, gli studenti riconoscono anche i vantaggi: il 18% ha riscontrato un miglioramento nella capacità di comprendere problemi complessi (come in matematica) e il 15% ritiene che l’IA aiuti a formulare idee “nuove e migliori”.

L’Urgenza di Regole e il “Guidance Gap”

Il dato più sorprendente emerso dallo studio è la richiesta esplicita di guida da parte degli studenti stessi, che non vogliono usare l’IA nel vuoto normativo.

Quasi la metà (48%) ha chiesto maggiore supporto dai docenti per individuare i contenuti IA affidabili , e il 51% ha domandato regole più chiare sull’uso consentito e non consentito in classe.  

Questa richiesta evidenzia un “Guidance Gap”: circa un terzo (33%) degli studenti ritiene che i propri insegnanti non siano sicuri o competenti nell’uso di questi strumenti.

Il Bivio dell’Educazione

Come ha sottolineato la Dott.ssa Alexandra Tomescu, specialista in IA di OUP, gli studenti stanno attivamente cercando i loro insegnanti “per una guida su come utilizzare questa tecnologia in modo produttivo”.  

L’IA è considerata un “elemento inevitabile dell’apprendimento”. La risposta delle istituzioni educative, e in particolare dei docenti, non può più essere la resistenza, ma deve concentrarsi sull’insegnamento delle competenze umane uniche – pensiero critico, digital literacy e problem-solving – come argine contro la disinformazione. L’obiettivo è trasformare lo studente da esecutore passivo a curatore intelligente delle informazioni, garantendo che l’apprendimento sia guidato dal valore educativo e non dalla facilità tecnologica.