New York/Washington D.C.— In un momento di acuta volatilità dei mercati finanziari, il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha stabilito una linea politica inequivocabile: la sicurezza economica nazionale e gli interessi a lungo termine dell’America prevarranno sul panico di Wall Street.

Parlando il 15 ottobre, Bessent ha dichiarato in modo netto che l’amministrazione non si farà dissuadere dalla debolezza del mercato azionario nell’intraprendere azioni energiche contro Pechino. “Non negozieremo perché il mercato azionario sta scendendo,” ha affermato Bessent, sottolineando che le decisioni sono guidate da ciò che è “economicamente meglio per gli Stati Uniti”.  

Questa dichiarazione, che potremmo definire la “Dottrina Bessent,” segna un significativo innalzamento della soglia di dolore economico che Washington è disposta ad accettare, respingendo l’idea che la Cina possa scommettere su un cedimento politico statunitense a causa delle fluttuazioni finanziarie. Bessent ha difeso la resilienza di fondo dell’economia, citando un boom di investimenti nel settore del capital expenditure (capex) e nell’intelligenza artificiale come prova di politiche lungimiranti.  

La Scintilla: Terre Rare Contro Tariffe

L’attuale fase di escalation è stata innescata da una mossa strategica di Pechino, che la scorsa settimana ha ampliato drasticamente i controlli sulle esportazioni di terre rare, minerali essenziali per la tecnologia e, crucialmente, per l’industria della difesa statunitense (jet, missili e sottomarini). Le nuove restrizioni cinesi mirano esplicitamente a impedire che le terre rare di origine cinese, o le tecnologie di lavorazione correlate, contribuiscano alle catene di approvvigionamento della difesa estere.  

La rappresaglia del Presidente Donald Trump è stata immediata e di massima pressione. Trump ha minacciato di imporre una tariffa aggiuntiva del 100% sulle merci cinesi a partire dal 1° novembre. Poiché le tariffe di base sulle merci cinesi ammontano già al 20% , l’azione proposta porterebbe l’aliquota totale a circa il 130%, un livello che gli analisti definiscono un “embargo di fatto” in grado di arrestare la maggior parte degli scambi commerciali.

L’Impatto Immediato sul Mercato

La minaccia di un blocco economico totale ha avuto ripercussioni immediate. Venerdì scorso, Wall Street ha subito perdite ingenti: si stima che 1,65 trilioni di dollari siano stati cancellati dal mercato azionario statunitense. L’S&P 500 è sceso del 2,7%—la sua peggiore sessione da aprile—mentre il Nasdaq Composite, sensibile alla tecnologia, ha ceduto il 3,6%. Colossi come Nvidia e Apple, profondamente esposti sia alla produzione che al mercato cinese, sono stati colpiti duramente.  

Nonostante il danno a breve termine, l’analisi del Fondo Monetario Internazionale (FMI) suggerisce che sebbene le tariffe esistenti non abbiano danneggiato la crescita globale quanto inizialmente temuto, un’attuazione di tariffe al 100% rappresenterebbe un “rischio molto significativo per l’economia globale,” con la possibilità di tagliare la produzione globale di circa 0,3 punti percentuali.

Analisi: La Lotta Strutturale

L’attuale scontro va oltre la disputa tariffaria; è una battaglia strutturale per la supremazia tecnologica. L’azione cinese sulle terre rare è una dimostrazione di forza nel quadro del piano industriale Made in China 2025 (MIC 2025), volto a garantire l’autosufficienza nei settori ad alta tecnologia.  

Le tariffe e i controlli sulle esportazioni di software critico minacciati dagli USA mirano a interrompere proprio questi ambiziosi piani cinesi.  

È fondamentale notare che la minaccia statunitense (effettiva dal 1° novembre) e le piene restrizioni cinesi (effettive dal 1° dicembre) creano una finestra temporale per i negoziati. Questa implementazione ritardata suggerisce che entrambe le parti stiano usando la tattica della “massima pressione” per migliorare la propria posizione al tavolo delle trattative, con un possibile (anche se incerto) incontro tra il Presidente Trump e il Presidente Xi Jinping previsto a margine del vertice APEC in Corea del Sud.  

In sintesi, la Dottrina Bessent ha chiarito la strategia di Washington: l’America è disposta ad accettare la volatilità finanziaria a breve termine per contrastare l’uso cinese dei materiali critici come arma geopolitica e per assicurarsi il primato tecnologico a lungo termine.