Il simbolo della Dieta Mediterranea, la pasta italiana, è finito nel mirino di Washington. A partire da gennaio 2026, l’amministrazione statunitense minaccia di applicare un maxi-dazio complessivo del 107% sulle importazioni dal Bel Paese. Questa tariffa proibitiva, che gli operatori di settore definiscono un “colpo mortale” , rischia di spazzare via un mercato che solo nel 2024 valeva circa 805 milioni di euro per l’export italiano.

L’Anatomia di una Tariffa Proibitiva

La cifra shock del 107% non è casuale. Deriva dalla somma tra la tariffa standard del 15% già in vigore e un dazio antidumping preliminare del 91.74% imposto dal Dipartimento del Commercio (DOC) USA.  

La decisione è maturata a seguito di una revisione amministrativa su un contenzioso antidumping di vecchia data. L’indagine, che copre il periodo tra luglio 2023 e giugno 2024, ha preso in esame i due esportatori considerati mandatory respondents: La Molisana S.p.A. e Pastificio Lucio Garofalo S.p.A..  

Il tasso altissimo (91.74%) è il risultato dell’applicazione della metodologia Adverse Facts Available (AFA) , che consente al DOC di utilizzare i dati più punitivi disponibili qualora ritenga che le aziende non abbiano fornito informazioni complete o verificabili. Questo tasso, esteso di fatto a tutti gli altri esportatori italiani non esaminati — tra cui Rummo, Liguori e produttori regionali come Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco — trasforma l’azione di verifica in una chiara misura di iper-protezionismo.

Rischio “Italian Sounding” e Delocalizzazione Forzata

Le conseguenze sul mercato USA sarebbero drammatiche. Secondo le analisi di Coldiretti, il costo per i consumatori americani di un piatto di pasta italiana raddoppierebbe immediatamente.  

Ma l’impatto più subdolo riguarda il Made in Italy. L’aumento dei prezzi non farebbe altro che spingere le famiglie verso prodotti Italian sounding, ovvero imitazioni di bassa qualità camuffate da italiane. Inoltre, il dazio avvantaggia i produttori che già realizzano la pasta negli Stati Uniti, come parte della produzione di Barilla destinata al mercato locale, esercitando una forte pressione per la delocalizzazione su tutti gli esportatori italiani che vogliano mantenere una competitività oltreoceano.

La Reazione di Roma e Bruxelles

Di fronte a quella che viene percepita come una palese “forzatura” , la risposta istituzionale è stata immediata. Il Ministero degli Esteri (Farnesina) ha confermato di star seguendo il caso fin dai risultati preliminari di settembre 2025, in stretto coordinamento con la Commissione Europea.  

I Ministri degli Esteri e dell’Agricoltura si sono attivati per contestare le conclusioni del DOC e proteggere i diritti delle aziende. L’obiettivo è scongiurare che la pasta, riconosciuta non solo come bene commerciale ma come elemento centrale della Dieta Mediterranea, Patrimonio UNESCO , diventi una vittima collaterale delle più ampie tensioni commerciali USA-UE, come la disputa sugli aiuti ad Airbus e Boeing.  

La partita, ora, si gioca interamente ai tavoli diplomatici: l’Italia e l’UE devono trovare un accordo bilaterale urgente prima della data fatidica di gennaio 2026, evitando un azzeramento di fatto dell’export di un pilastro dell’economia agroalimentare nazionale.


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