
Tokyo. Il Giappone si appresta ad accogliere il suo quarto Primo Ministro in cinque anni e, per la prima volta nella storia, si tratta di una donna. Sanae Takaichi, 64 anni, ha conquistato la leadership del Partito Liberal Democratico (LDP) in un combattuto ballottaggio, preparandosi a succedere a Shigeru Ishiba, le cui dimissioni sono state forzate da una serie di sconfitte elettorali e scandali interni che hanno fatto precipitare la fiducia nel partito di governo.
La vittoria di Takaichi, che sarà formalmente ratificata dal Parlamento il 15 ottobre, è storica. Tuttavia, l’ascesa di questa figura intransigente e nazionalista non è affatto un segnale di progresso per l’uguaglianza di genere in Asia.
L’Erede Ideologica di Abe
Descritta dai media internazionali come una “ultraconservatrice di linea dura” e venerata in Italia come una “thatcheriana” per la sua rigidità , Takaichi è la più diretta erede politica del defunto premier Shinzo Abe.
Il suo mandato è chiaro: spostare la politica giapponese decisamente a destra e ricostruire la nazione sotto il segno del “Japan First”. Questo si traduce in una postura aggressiva su due fronti cruciali: Difesa ed Economia.
Il Piano per il Giappone
In politica estera, Takaichi è un riconosciuto “falco”. L’impegno principale è la revisione dell’Articolo 9 della Costituzione pacifista per riconoscere formalmente le Forze di Autodifesa.
Sul piano geopolitico, la sua leadership garantirà un aumento delle frizioni nell’Asia-Pacifico. Takaichi, figura revisionista che in passato ha visitato il controverso Santuario di Yasukuni , è particolarmente ostile nei confronti di Pechino, sostenendo un’alleanza “quasi-militare” con Taiwan per contenere l’espansionismo cinese.
Nonostante si impegni a rafforzare l’alleanza strategica con gli Stati Uniti, Takaichi ha manifestato un approccio transazionale, criticando gli accordi commerciali “ineguali” firmati in passato e proponendo una possibile rinegoziazione. La sua vicinanza ideologica all’ex presidente Donald Trump suggerisce che le relazioni tra Tokyo e Washington potrebbero diventare più assertive e basate sull’interesse nazionale reciproco.
La Contraddizione del Simbolo Femminile
A livello domestico, Takaichi raccoglie il difficile compito di rilanciare un’economia piagata da inflazione, yen debole e salari stagnanti. Ha promesso di implementare una politica di spesa fiscale espansiva, definita come “Investimento per la Gestione delle Crisi,” per blindare il Paese in settori strategici come la difesa, l’energia e i semiconduttori.
Tuttavia, il suo trionfo è offuscato da profonde controversie sociali. Nonostante sia la prima donna leader in un Parlamento a larga maggioranza maschile (solo il 15% della Camera bassa è femminile ), Takaichi si oppone strenuamente alle riforme sociali fondamentali. È contraria al matrimonio omosessuale e si batte contro la legge che consentirebbe alle donne sposate di mantenere il proprio cognome, definendola una minaccia alla tradizione.
La sua ascesa, dunque, non è un simbolo di emancipazione, ma l’affermazione di un nazionalismo conservatore duro, chiamato a governare il Giappone in un’era di instabilità politica e tensioni geopolitiche crescenti. Takaichi ha ammesso subito dopo la vittoria: “Più che gioia, sento il peso del duro lavoro che comincia ora”. E la sfida, per la “Dama di Ferro” di Nara, è appena iniziata.