L’allarme lanciato dal Governatore della Banca centrale austriaca, Robert Holzmann, secondo cui la Banca Centrale Europea (BCE) ha esaurito lo spazio per ulteriori tagli ai tassi d’interesse, è il segnale più chiaro che il ciclo di allentamento monetario europeo è entrato in una fase di arresto prolungato. Questa dichiarazione, proveniente da uno dei “falchi” più noti del Consiglio Direttivo, riflette una crescente preoccupazione interna per la persistenza dell’inflazione strutturale, nonostante il primo taglio storico di giugno.

Il Dissenso del Falco e la Cautela Strutturale

Holzmann ha trasformato la sua cautela in un atto formale, votando contro la prima riduzione dei tassi di 25 punti base avvenuta nel giugno 2024. La sua posizione è ferma: l’attuale costo del denaro è percepito come sufficiente per stimolare l’economia, e ulteriori manovre sarebbero giustificate solo da un crollo dell’inflazione “molto più basso delle attese”. Già nel 2024, il Governatore aveva messo in guardia contro l’ottimismo eccessivo dei mercati, citando i crescenti rischi geopolitici e l’impatto potenziale sull’inflazione derivante dall’instabilità globale.

Questa linea dura riflette il timore che i fattori strutturali – non solo i prezzi dell’energia, ma anche i salari – possano riaccendere la spirale inflazionistica.

Il Muro dei Dati: Salari e Inflazione Core

La chiave della cautela della BCE risiede nell’analisi dei dati, in particolare nell’inflazione sottostante. Sebbene le proiezioni dello staff della BCE di settembre 2025 vedano l’inflazione complessiva (Headline) stabilizzarsi vicino all’obiettivo del 2% (2.1% nel 2025) , l’inflazione core – che esclude i componenti volatili – rimane ostinatamente alta, proiettata al 2.4% nel 2025.  

Il vero ostacolo è la dinamica salariale. La BCE ha riconosciuto che l’adeguamento dei salari ai passati aumenti dei prezzi sta avvenendo con un “ritardo considerevole”. Sebbene la crescita delle retribuzioni sia prevista in moderazione (circa il 3.1% nel terzo trimestre 2025) , il livello è ritenuto ancora troppo elevato per escludere pressioni inflazionistiche durature, specialmente nel settore dei servizi. Fino a quando i salari non rallenteranno in modo più convincente, la BCE è costretta a mantenere alta la guardia.

Il Mercato Accetta la Pausa

Di fronte a questa incertezza, la strategia ufficiale della BCE, ribadita anche nelle recenti decisioni di mantenere i tassi fermi a luglio e settembre 2025 , è quella di non pre-impegnarsi su un percorso specifico dei tassi, adottando un approccio rigorosamente data-dependent.  

I mercati finanziari hanno assorbito questa estrema cautela. Dopo il primo taglio di giugno, che fu definito “da falco” proprio per la mancanza di forward guidance , e il mantenimento dei tassi successivi, il consenso tra gli analisti è che il ciclo di riduzione dei tassi sia, di fatto, concluso per il 2025.  

La BCE ha scelto la “non-azione” come una forma di assicurazione. Il rischio di dover rialzare i tassi in futuro, se l’inflazione si risvegliasse, è un costo che la Banca non vuole correre. Per ora, la pazienza e la vigilanza, supportate dalla ferma posizione del Governatore Holzmann, hanno prevalso sull’urgenza di stimolare ulteriormente l’economia. Solo un calo definitivo e strutturale delle pressioni sui salari potrà riaprire il dibattito su nuovi tagli.