La Dualità di Settembre: Esportazioni in Crescita, Saldo in Contrazione

I dati ISTAT sul commercio estero italiano con i Paesi extra-UE27, relativi a settembre 2025, presentano un quadro ambivalente. Se da un lato l’export ha registrato un netto rimbalzo mensile, dall’altro la tenuta strutturale dell’interscambio italiano mostra segni di erosione.

A settembre, le esportazioni sono tornate a crescere con vigore, segnando un +9,9% su base annua, una netta inversione di tendenza rispetto alla flessione estiva. Anche le importazioni hanno accelerato, con un salto del +16,9%. Nonostante il segno positivo su entrambi i flussi, la crescita troppo marcata degli acquisti ha impedito un miglioramento del saldo mensile, che si è attestato a +2,7 miliardi di euro, in calo rispetto ai +3,75 miliardi di settembre 2024.   

Il segnale di maggiore allarme non risiede nel dato mensile, ma nella performance strutturale sui primi nove mesi dell’anno. L’avanzo commerciale italiano con i Paesi extra-UE è crollato da +45,4 miliardi di euro (Gennaio-Settembre 2024) a +35,1 miliardi di euro nello stesso periodo del 2025. Questa contrazione di oltre 10 miliardi di euro è la diretta conseguenza di una dinamica asimmetrica: le importazioni YTD sono cresciute di un robusto +9,0%, un tasso tre volte superiore alla crescita delle esportazioni, ferme al +2,6%.

I Motori del Boom e la Fragilità Manifatturiera

La forte accelerazione dell’export è stata sostenuta da due pilastri principali. Dal punto di vista merceologico, hanno dominato i Beni Strumentali, in crescita del +13,0% su base annua , evidenziando la resilienza della domanda globale per l’alta tecnologia e i macchinari industriali Made in Italy. Dal punto di vista geografico, gli Stati Uniti si confermano il mercato cruciale, con le esportazioni in volo del +34,4% a settembre.   

Tuttavia, l’ISTAT avverte che gran parte del balzo dell’export è attribuibile a componenti eccezionali, in particolare le vendite di mezzi di navigazione marittima. Al netto di queste vendite straordinarie, la crescita tendenziale annua dell’export scende dal +9,9% a un più modesto +7,9%.   

Sul fronte dell’import, l’eccessiva accelerazione è guidata da pressioni sia sulla domanda interna sia sui costi di approvvigionamento. Le importazioni di Beni di Consumo Non Durevoli sono esplose, segnando un aumento annuo del +58,4% a settembre. Questo dato riflette sia la resilienza del consumo domestico sia l’impatto inflattivo, che costringe l’Italia a pagare di più per i prodotti finiti importati.   

La pressione sui costi è accentuata dal rapporto con gli USA: le importazioni dagli Stati Uniti sono cresciute del +76,8% su base annua , un incremento vertiginoso che segnala probabilmente acquisti ad alto costo di forniture energetiche (come il GNL) o di attrezzature specialistiche.   

L’impatto combinato di questi fattori si riflette drammaticamente nel settore manifatturiero: il surplus generato dai prodotti non energetici è sceso da 7,7 miliardi di euro (settembre 2024) a 6,2 miliardi di euro (settembre 2025).

Conclusioni: La Sfida tra Valore e Volume

Il Ministero degli Affari Esteri (MAECI) ha espresso soddisfazione per l’aumento delle esportazioni, ribadendo l’obiettivo di raggiungere 700 miliardi di euro di export totale entro la fine della legislatura.   

Tuttavia, il vero rischio per la stabilità italiana risiede nella qualità della crescita. L’avanzamento del +2,6% nell’export cumulato YTD in valore si accompagna a una lieve riduzione in volume del -0,9% nei primi otto mesi del 2025. Ciò indica che la crescita attuale è guidata quasi interamente dall’aumento dei prezzi (inflazione di export) e non da un aumento della quantità di beni effettivamente venduti sui mercati globali.   

In un contesto in cui il rallentamento economico globale è atteso anche per gli Stati Uniti , l’Italia dovrà affrontare la doppia sfida di stimolare un’autentica crescita dei volumi e di contenere l’impatto inflattivo delle importazioni, che sta erodendo il margine di manovra generato dal Made in Italy.