30 Ottobre 2025 — Il mercato del lavoro italiano presenta un quadro complesso e apparentemente contraddittorio, secondo i dati provvisori Istat diffusi oggi. A settembre 2025, il numero di occupati è aumentato di 67.000 unità (+0,3%) rispetto al mese precedente , portando il totale vicino ai 24,221 milioni. Tuttavia, contestualmente a questa crescita, il tasso di disoccupazione è salito di 0,1 punti percentuali, attestandosi al 6,1%.

Il Ritorno dei “Disillusi”
Questo aumento simultaneo di occupati e disoccupati è un fenomeno noto come “paradosso della partecipazione”. Non indica un peggioramento del mercato, ma una rinnovata fiducia: l’aumento dei posti di lavoro creati (i 67.000 in più) è stato superato dal numero di persone precedentemente classificate come “inattive” che hanno ripreso attivamente la ricerca di un impiego. Essendo tornati a cercare lavoro, questi individui si spostano dalla categoria degli “inattivi” a quella dei “disoccupati”. Questo incremento della partecipazione è, in linea di principio, un segnale positivo di aspettative future.
La Qualità del Lavoro: Luci e Ombre
Analizzando la crescita su base annuale, emergono elementi di solidità strutturale. L’aumento degli occupati è trainato principalmente dai dipendenti permanenti, in crescita di 417.000 unità in un anno, e dagli autonomi (+76.000 unità).
A bilanciare questa tendenza virtuosa, si registra una netta contrazione dei contratti a termine, che calano di 317.000 unità nell’arco dell’anno. Inoltre, il motore demografico dell’occupazione resta la fascia degli Over 50, che con $9,2$ milioni di occupati , continua a crescere, mentre persistono le difficoltà dei giovani nell’inserirsi stabilmente nel mercato.
Il Freno del PIL e la Crisi Salariale
L’ombra più grande sui dati di settembre proviene dal contesto macroeconomico. La tenuta del mercato del lavoro, infatti, si scontra con la stagnazione del Prodotto Interno Lordo (PIL), che nel terzo trimestre 2025 è rimasto stazionario (0,0%) rispetto al trimestre precedente. Questa discrepanza solleva interrogativi sulla produttività media del lavoro e sulla sostenibilità a lungo termine di una crescita occupazionale non supportata da un’espansione economica robusta.
A peggiorare il quadro c’è la persistente crisi salariale. Nonostante un aumento tendenziale delle retribuzioni contrattuali orarie del +2,6% a settembre, il vero problema risiede nei tempi lunghi dei rinnovi. Alla fine di settembre, 29 contratti collettivi risultavano ancora in attesa di rinnovo, interessando circa 5,6 milioni di lavoratori (il 43,1% dei dipendenti totali). Il tempo medio di attesa per tali rinnovi è aumentato drasticamente, passando da 18,3 mesi a settembre 2024 a ben 27,9 mesi a settembre 2025. Questo prolungato stallo retributivo continua a erodere il potere d’acquisto e frena la domanda interna, impedendo che l’aumento quantitativo degli occupati si traduca in un robusto rilancio economico distribuito.