L’Intelligenza Artificiale Generativa (IA) non è più una minaccia futura per l’industria musicale; è una minaccia esistenziale presente. L’aveva avvertito la banca d’investimento Barclays, dichiarando che le major discografiche—Universal Music Group (UMG), Warner Music Group (WMG) e Sony Music Group (SMG)—sono entrate in una “zona di pericolo”.  

Questo brusco cambio di rotta riflette il rapido sviluppo di strumenti IA in grado di creare registrazioni audio complete da semplici prompt testuali, come quelli di startup quali Suno e Udio.

La Svalutazione del Catalogo

Il rischio principale individuato da Barclays non è la creazione di hit globali da parte dell’IA, ma la svalutazione massiccia dei cataloghi musicali esistenti. Il valore di questi asset, comprati per miliardi, dipende dalla loro scarsità. Se l’IA può produrre musica di sottofondo o librerie audio su scala industriale a costi minimi, il lucrativo mercato delle licenze B2B e la monetizzazione dei contenuti “mid-tier” delle etichette rischiano di prosciugarsi.  

A seguito del rapporto, le azioni di UMG sono calate del 2,4%, un segnale che gli investitori stanno incorporando questo rischio strutturale nei prezzi. Barclays ha indicato il 2026 come l’anno cruciale (pivotal year) entro il quale l’industria dovrà aver imposto un quadro normativo efficace per ristabilire l’equilibrio di potere.

Il Contenzioso: Dal “Furto di Vita” al Content ID 2.0

La battaglia legale si concentra sull’uso non compensato dei cataloghi musicali come dati di training per addestrare i modelli IA. Artisti di calibro mondiale come Paul McCartney ed Elton John hanno denunciato pubblicamente l’uso non autorizzato delle loro opere, definendolo una forma di “furto di vita” (life theft).  

Di fronte a questa minaccia, le major hanno lanciato una contromisura proattiva, tentando di incanalare l’innovazione in un flusso di reddito controllato:

Negoziati di Licenza: UMG, WMG e SMG stanno negoziando accordi di licenza “storici” con startup chiave come Suno e Udio. L’obiettivo è duplice: compensazione per l’uso dei cataloghi nell’addestramento e quote azionarie nelle startup stesse.  

-L’Imperativo del Tracciamento: La richiesta più critica è lo sviluppo di sistemi di identificazione e attribuzione avanzati, simili al Content ID di YouTube. Un meccanismo di tracciamento automatizzato è vitale per monetizzare l’IP su una scala di produzione musicale potenzialmente infinita generata dall’IA. UMG e Sony Music stanno già lavorando a tecnologie di “Neural Fingerprinting” per rilevare le violazioni.  

-Protezione dei Diritti Umani: Sony Music spinge per tutele legali rafforzate non solo per il copyright dei brani, ma anche per i diritti di nome, somiglianza e voce (name, likeness and voice rights) degli artisti, nel tentativo di contrastare la diffusione incontrollata di deepfake e cloni vocali.  

Le etichette non cercano di bloccare l’IA, ma di controllarla economicamente e creativamente. Il monito di Barclays è chiaro: l’inerzia comporterebbe una deflazione inevitabile del valore dei contenuti. “L’esecuzione sarà fondamentale, poiché lo status quo sarebbe negativo”. La posta in gioco è la sopravvivenza del modello di business centenario della discografia.