Gli ultimi dati macroeconomici

L’economia americana non mostra segni di un cedimento esteso: a confermarlo sono i dati di oggi su Pil e lavoro, a seguito del dato estremamente positivo uscito ieri sulla vendita di nuove abitazioni a 800mila nuove unità, rispetto alle 650mila previste.
Il Pil è cresciuto del +3,8% nell’ultimo trimestre, battendo le stime del +3,3% e registrando il dato più elevato dal dicembre 2023, mentre le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono diminuite dal mese precedente a 218mila unità, rispetto alle 233mila previste.

Dati e politica monetaria

I principali indici azionari di Wall Street hanno reagito in maniera tesa ai dati, per poi rimbalzare parzialmente, ma perché questi dati hanno causato tensione nei mercati?
Ci troviamo al momento in un una situazione molto controversa, con la Federal Reserve che ha allentato la politica monetaria nella riunione di settembre per la prima volta nel 2025, tagliando i tassi d’interesse di 25 punti base nonostante l’inflazione non abbia ancora raggiunto il target prefissato del 2,0%, giustificando questa decisione con il rallentamento del mondo del lavoro osservato nelle ultime Non Farm Payrolls (NFP) e dal tasso di disoccupazione al 4,3%.
Secondo le proiezioni rilasciate dai membri Fed, la maggioranza di essi è favorevole ad ulteriori tagli entro la fine dell’anno.
Tuttavia, anche se nel breve e medio periodo il taglio porterà le aziende e di conseguenza azioni e indici a salire, in uno scenario di più lungo periodo questa decisione di politica monetaria potrebbe rappresentare un errore in quanto l’inflazione, ancora intorno al 3%, ritornerà a salire molto velocemente con l’economia che non cede terreno.

Quale traiettoria seguirà la Fed?

Con tutta probabilità la Federal Reserve ha ceduto alle pressioni politiche di Trump, abbandonando la politica monetaria moderatamente aggressiva anche se le condizioni non sono ottimali per un allentamento. Il calo del mercato del lavoro è ormai sotto gli occhi di tutti, ma difficilmente potrebbe avverarsi il pericolo di una recessione quando il consumo e le aziende continuano non solo a resistere, ma bensì a sfornare dati espansionistici.
Il focus in questo momento è tutto sui prossimi dati NFP e sul tasso di disoccupazione, che rappresentano gli indicatori principali a giustificare i tagli dei tassi.
Da monitorare anche il dato PCE che uscirà domani, ma la traiettoria della Fed per le prossime riunioni sembra ormai tracciata: quasi sicuramente i tagli ci saranno, nonostante l’inflazione.


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