FRANCOFORTE. Il colosso tecnologico Google ha annunciato il suo “più grande piano di investimenti fino ad oggi” in Germania , scommettendo 5,5 miliardi di euro entro il 2029 sul futuro dell’Intelligenza Artificiale (IA) e del cloud computing. Questa mossa strategica inietta capitale vitale nell’economia tedesca, ma solleva questioni fondamentali sul controllo della tecnologia nel cuore dell’Europa.   

La Corsa alle “Gigafactory” e i Nuovi Hub

I fondi saranno destinati principalmente a rafforzare le infrastrutture critiche: è prevista la creazione di un nuovo data center a Dietzenbach, vicino a Francoforte, e il potenziamento di quello già operativo a Hanau. Parallelamente, Google espanderà e modernizzerà le sue sedi di Ricerca e Sviluppo (R&D) in città chiave come Monaco (con la ristrutturazione dell’Arnulfpost) e Berlino.   

L’impatto atteso è significativo: Google stima che il piano genererà circa 9.000 nuovi posti di lavoro all’anno e contribuirà per circa un miliardo di euro annuo al Prodotto Interno Lordo (PIL) locale fino al 2029.   

Questa iniezione di capitali è particolarmente benvenuta in un contesto economico tedesco caratterizzato da incertezza congiunturale. Il piano si allinea perfettamente all’obiettivo del governo di Berlino, che mira a basare il 10% del PIL nazionale sull’IA entro la fine del decennio. Non a caso, il Ministro delle Finanze Lars Klingbeil ha salutato l’annuncio come un “segnale davvero importante per la Germania”.   

Il maxi-investimento di Google si inserisce in una vera e propria “corsa agli armamenti digitali” nel Paese. La Commissione Europea ha esortato le aziende a sviluppare le cosiddette “gigafactory” , e la Germania è al centro della battaglia: anche Microsoft ha annunciato un investimento di 3,2 miliardi di euro e una partnership tra Nvidia e Deutsche Telekom darà vita a un hub AI da un miliardo di euro a Monaco.   

Il Paradosso della Sovranità Digitale

Nonostante l’entusiasmo per la crescita e l’innovazione, l’analisi critica solleva un paradosso fondamentale: la spinta verso l’IA non risolve il problema della sovranità digitale europea, che alcuni analisti definiscono un “mito politico”.   

L’infrastruttura di calcolo sarà in Germania, ma la dipendenza strutturale rimane profonda. La Germania, pur modernizzando i suoi data center, continua a fare affidamento sui processori americani (GPU e CPU), che possono incidere fino al 70% sui costi totali degli impianti. Questo significa che, mentre Google agisce da volano per la crescita, rafforza al contempo il controllo degli attori tecnologici statunitensi sugli stack fondamentali dell’IA in Europa.   

L’investimento assume quindi anche una funzione geopolitica. Arrivando in un momento di forte regolamentazione UE (come il Digital Markets Act e l’AI Act), l’impegno di 5,5 miliardi di euro funge da “cuscinetto strategico”. Essendo un partner economico vitale (con 9.000 posti di lavoro promessi ), Google guadagna implicitamente un soft power nel dibattito regolatorio, mitigando l’immagine di “gatekeeper” predatorio.   

Impegno Verde e Innovazione Energetica

Infine, l’espansione è strettamente legata all’agenda della sostenibilità tedesca. Google ha promesso che i nuovi data center integreranno l’utilizzo di fonti rinnovabili e, crucialmente, sistemi per il recupero del calore residuo.   

L’azienda punta a operare con energia a zero emissioni di carbonio 24/7 entro il 2030  e vanta un’efficienza energetica notevole (PUE medio 1.09). L’uso del calore di scarto è vitale, poiché può potenzialmente integrare l’infrastruttura nel riscaldamento distrettuale, trasformando i data center da consumatori a risorse per le comunità locali.   

In conclusione, l’investimento di Google è un’accelerazione indispensabile per l’ambizione IA della Germania, ma costringe l’Europa a confrontarsi con una realtà: la velocità dell’innovazione portata dal capitale estero è in aperto contrasto con l’aspirazione di autonomia tecnologica.