Washington, D.C. – Il 5 novembre 2025, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affrontato la sfida legale più significativa alla politica economica dell’Amministrazione Trump, mettendo in discussione l’autorità del Presidente di imporre dazi su vasta scala a livello globale. Le argomentazioni orali, relative ai casi consolidati Learning Resources v. Trump e Trump v. V.O.S. Selections, Inc. , hanno rivelato un profondo scetticismo da parte della maggioranza dei giudici, inclusi i conservatori nominati dal Presidente stesso.
Il verdetto, atteso entro luglio 2026, si preannuncia come un momento cruciale per la ridefinizione dei limiti del potere esecutivo in materia di commercio e tassazione.

L’Udienza: Dazio vs. Tassa
Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge del 1977 progettata per autorizzare il Presidente a imporre sanzioni o congelare beni in caso di emergenza internazionale. L’amministrazione ha invocato l’IEEPA per giustificare l’imposizione di dazi su merci provenienti da quasi tutti i paesi del mondo, una strategia che ha già fruttato circa 88 miliardi di dollari, con proiezioni che toccano i 2,3 trilioni di dollari nel prossimo decennio.
Il Solicitor General D. John Sauer ha difeso i provvedimenti, sostenendo che le tariffe fossero “tariffe regolamentari” rientranti nell’autorità del Presidente di “regolamentare il commercio estero”.
Tale argomentazione è stata accolta con aperta incredulità da diversi giudici:
- Il Chief Justice John Roberts ha messo in dubbio l’uso di una legge che “non era mai stata usata prima per giustificare tariffe” , sottolineando che l’imposizione di tasse o dazi è il “potere fondamentale del Congresso” secondo la Costituzione.
- La Giudice Sonia Sotomayor ha respinto la distinzione terminologica del governo, affermando categoricamente: “Volete dire che le tariffe non sono tasse, ma è esattamente ciò che sono”.
- Il Giudice Neil Gorsuch ha sollevato la critica più incisiva in termini di bilanciamento dei poteri, avvertendo del rischio di una “trazione unidirezionale verso il graduale ma continuo accrescimento del potere nel ramo esecutivo e lontano dai rappresentanti eletti dal popolo”.
L’unanime scetticismo dei giudici sulla possibilità di delegare un potere di tassazione così vasto attraverso una legge che non menziona esplicitamente i dazi suggerisce una probabile conclusione a favore degli sfidanti.
Il Piano B: La Sezione 232 e la Sicurezza Nazionale
Nonostante la forte indicazione di una probabile sconfitta legale sull’uso dell’IEEPA, gli esperti avvertono che la politica commerciale aggressiva dell’amministrazione è destinata a continuare, sebbene su una base legale diversa.
L’Amministrazione si sta già concentrando sull’uso della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Questa legge è considerata “legalmente più durevole” in quanto autorizza esplicitamente il Presidente a imporre dazi per “minacce alla sicurezza nazionale”. A differenza dell’IEEPA, la Sezione 232 richiede un’indagine formale da parte del Segretario al Commercio, fornendo maggiori salvaguardie procedurali.
L’amministrazione ha recentemente ampliato le indagini ai sensi della Sezione 232 a settori che vanno dai semiconduttori e aeromobili commerciali fino a beni di consumo come i mobili da bagno.
Un’eventuale sentenza della Corte Suprema che limiti il potere esecutivo ai sensi dell’IEEPA costringerebbe il Presidente a ricorrere unicamente a statuti come la Sezione 232. Ciò renderebbe il processo di imposizione tariffaria “più macchinoso” e lento, introducendo maggiore prevedibilità per la comunità commerciale globale, anche se il protezionismo rimarrebbe la pietra angolare della politica.
In sintesi, la Corte non metterà fine ai dazi, ma imporrà un limite formale all’arbitrarietà del potere esecutivo, riaffermando l’autorità costituzionale del Congresso. Le industrie e i consumatori, che secondo i Democratici hanno subito un aumento dei prezzi a causa di queste “tasse regressive” , attendono ora la decisione finale, che dovrebbe imporre il rispetto delle procedure legislative per qualsiasi futura azione tariffaria.